VAN DER ROHE

1886 – 1969

Nato ad Aquisgrana nel 1886 frequenta la scuola commerciale e di seguito entra nella bottega di scalpellino del padre. Nel 1905 si trasferisce a Berlino e lavora come disegnatore di mobili presso la studio di Bruno Paul. Nel 1908 inizia a lavorare per Peter Behrens e conosce Gropius e Le Corbusier, qui Mies ha l’opportunità di conoscere il lavoro del grande architetto neoclassico tedesco Schinkel, che influenzerà le sue prime costruzioni. Nel 1910 scopre un mondo diverso da quello di Behrens attraverso la mostra delle opere di Wright a Berlino. Mies abbandona il suo primo linguaggio di derivazione neoclassica e si avvicina al movimento olandese De Stijl e al Costruttivismo e inizia a progettare utilizzando in maniera innovativa l’acciaio e il vetro, l’architettura non si distingue dalla struttura e dalla tecnica e deve rifiutare ogni forma che non sia retta dalla struttura. Nel 1929 progetta il padiglione tedesco dell’Esposizione Internazionale di Barcellona, dove Mies presenta il vocabolario dell’architettura, in maniera poetica, esaltandone le possibilità. Le lastre delle pareti che si distendono sotto la copertura piatta e come sospesa, diventano delle astratte superfici espressive, lo spazio interno e quello esterno si compenetrano armonicamente.
Questo nuovo linguaggio formale raggiunse il suo apice con lo Stile Internazionale.
I suoi principi sociali, estetici e tecnici ebbero validità anche per l’architettura di interni. Le nuove concezioni spaziali ebbero per l’evoluzione del mobile, un’importanza pari al ruolo che gli edifici di quel periodo svolsero per l’architettura moderna.
Già la prima sedia di Mies in acciaio tubolare si caratterizzava per una gracile eleganza e una forma chiara e compiuta.
Nel suo design scarna ed elegante, Mies realizza ancora una volta il “massimo effetto con il minimo spreco dei mezzi”. E’ la nascita di un nuovo linguaggio espressivo applicato agli oggetti, studiati e curati nei minimi particolari con attenzione maniacale, depurati di ogni superflua oggettivazione.
Alla fine degli anni ’30, lascia la Germania nazista per gli Stati Uniti dove si stabilì a Chicago. Negli ultimi anni di vita Mies giunse alla visione di una architettura monumentale “pelle ed ossa”, infatti i suoi ultimi lavori offrono la visione di un’architettura universale semplificata ed essenziale.
Morì a Chicago nel 1969.